La storia di Stinco, ''La follia ragionevole di un uomo assurdo''

« Older   Newer »
  Share  
°RoXanne°
view post Posted on 3/11/2009, 22:26




La storia di Stinco:


''La follia ragionevole di un uomo assurdo''


Stinco si schiarì la voce, mentre un po' di curiosi avevano cominciato ad avvicinare lentamente i loro tavoli a quello della brigata.. non era cosa da tutti i giorni sentire una favola raccontata da quel ragazzo così chiuso e timido.
Stinco cominciò lentamente il suo racconto:
Questa che vi sto per narrare non è una storia normale, ma una storia all'incontrario... una storia dedicata a ''colui'' che si ostina a dire che i pazzi siamo noi, mentre lui è sano come un pesce. Sì, sano come un pesce in una pozza di petrolio...

Igor era uno scienziato Russo, viveva in una piccola dimora al sud di Mosca, nell'hinterland della città; non aveva molti contatti con gli altri umani, infatti era stato catalogato come ''insano mentale'' ormai da un paio d'anni.
L'uomo aveva sempre pensato una cosa: cioè che era normale che tutti lo ritenessero folle, visto che era l'unico dritto nato in un mondo al rovescio.
Questo era facilmente dimostrabile dai suoi studi, dalle sue invenzioni, così geniali da rasentare l'assurdo, ma metricamente e perfettamente funzionanti in ogni dettaglio.
Un giorno capitò per caso un ragazzino da quelle parti, così piccolo ed ingenuo da far tenerezza ad un cerbiatto ferito in mezzo ad una strada...
Il ragazzo trotterellò fino alla casa di Igor e ne scrutò i muri; non si vedevano tutti i giorni case progettate come quella dello scienziato, che aveva trasformato la sua magione in un'invenzione tanto geniale da essere incompresa: i muri erano totalmente fatti di ferro battuto, ricoperto di cera d'api per non permettere al ferro di entrare in contatto con l'atmosfera e ossidarsi. Sulla casa c'era una specie di ombrellone gigante fatto di nylon e plastica trasparente; quest'ombrellone veniva calato, a mo' di cupola, nelle giornate buie e piovose, ma permetteva sempre ai raggi solari di illuminare la magione nelle belle giornate primaverili.
La porta poi... era la cosa più curiosa lì in mezzo; era molto stretta, ed anche lunga, sembrava più l'ingresso per la tana di qualche topino di campagna che la porta di una casa; ma, vedendo la costruzione nel complesso, il ragazzino dovette affermare che era un'opera d'arte in piena regola; sì, arte contemporanea e stravagante!
Girò in lungo e in largo tutta la casa, finché non si accorse che sul retro un uomo di mezza età stava testando qualcosa...
si avvicinò all'uomo, lo scrutò per bene... era diverso da tutti gli altri scienziati che il mondo avrebbe definito ''insani mentali'': non aveva strane macchie verdi sul camice, non aveva capelli brizzolati, grigi e spettinati, non aveva lunghi baffi e occhi vuoti, e, soprattutto non puzzava come una capra in un letamaio; era anzi un uomo dall'aspetto piacevole: occhi neri, intensi e profondi, capelli corti e biondi, una lunga sciarpa blu gli copriva il collo ed un lungo cappotto nero di pelle gli avvolgeva il camice, profumava di cera d'api e lavanda e non c'erano strane macchie verdi intorno a lui.
Igor si girò; era molto bravo a capire quando qualcuno lo osservava.
Il ragazzino si sentì perso, si guardò intorno in cerca di un riparo appropriato ed alzò le braccia istintivamente, come un criminale avanti ad una pattuglia di polizia.
Igor non reagì come ci si sarebbe aspettato da un ''insano mentale'', non cominciò ad urlare e sbraitare con un fucile sotto braccio, non cominciò a parlare strane lingue di altri mondi, non cominciò a nominare civiltà viventi nel sottosuolo che di lì a poco sarebbero fuoriuscite divorandoli tutti e due come grissini prima di un pasto... Semplicemente sorrise, sorrise in un modo solare e dolce, capace di illuminare anche quell'uggiosa giornata di inizio aprile.
Il ragazzino restò sulle sue, ''abbagliato'' dal sorriso e sconvolto dalla ''normalità'' dell'uomo... quell'individuo di insano non aveva proprio niente!
Igor allora si accorse che i due occhioni blu metallico del ragazzino osservavano un po' curiosi, un po' impauriti lo strano macchinario che aveva in mano...
Igor convenne che era giusto che sapesse di cosa si trattava.
Fece cenno con la mano al ragazzino di avvicinarsi.
<<come ti chiami Figliuolo?>> disse Igor in tono gioviale.
Il ragazzino gli rispose con fare timido: <<alfred, signore... lei è il Dottor Igor, vero? Mi scusi se mi sono permesso di leggere il nome inciso a caratteri d'oro sulla porta e...>>
Igor lo guardò gioviale: <<ma non dirlo neanche per scherzo!>> disse con un timbro ben superiore ad un'esclamazione nella norma: <<anzi, mi hai evitato tanti convenevoli così snervanti...>>
il ragazzino guardò lo scienziato... certo, non era del tutto normale, ma non l'avrebbe definito ''insano mentale'', solo ''insano gioviale''.
Poi l'attenzione di Alfred fu attirata nuovamente dall'oggetto che lo scienziato aveva nella mano destra; una specie di piccolo arnese appuntito conoide con tanti bottoni lungo i due fianchi e una pallina di rame in cima alla punta.
<<ehm.. signore? Potrei sapere cosa ha tra le mani?>> chiese il piccolo un po' impaurito dalla risposta un po' incuriosito dalla medesima.
<<questo?>> chiese lo scienziato rigirandosi tra le mani l'oggettino; poi aggiunse: <<niente di importante, solo la prova che conferma che la decisione di nominarmi ''insano mentale'' è totalmente campata in aria... una sciocchezzuola, qualcosa di cui posso pure fare a meno.>>
Alfred lo guardò sbigottito e pensò che, se solo si fosse sorpreso un po' di più, la sua mascella sarebbe caduta per terra con la pesantezza di una pietra che cade in un burrone; poi aggiunse: <<signore, posso permettermi...>>
<<certo, dì pure>> acconsentì Igor accompagnando la frase con un distratto gesto della mano e con l'espressione del tutto presa dall'oggettino.
Il ragazzo dopo aver fatto un profondo respiro e preso tutto il coraggio di cui disponeva gonfiò il petto e proferì: <<dottore, cioè, signore, io non penso che sia una cosa stupida, non penso che sia una sciocchezza far capire agli altri chi è dalla parte del torto e poi..>>
Igor bloccò il ragazzo, alzando l'indice e avanzando a passo lento verso di lui: <<mio caro giovane, allora anche tu sei come tutti gli altri vero? Anche tu pensi che il giudizio del prossimo sia più importante di ciò che pensi tu di te stesso vero? Anche tu ti fai condizionare dalla vita eh? Beh, io non voglio essere una ''pecorella'' in mezzo ad un branco omologato, ho sempre pensato di essere l'unico dritto in questo mondo... la conferma è che il 99,99% mi definisce folle... non ti sembra abbastanza ragionevole?>>
il ragazzo sbatté velocemente le ciglia più volte... quella risposta l'aveva davvero lasciato senza parole... certo, nel complesso, era sensata, ma anche così irragionevole; in un mondo popolato da 6 miliardi di persone, certo non puoi pensare di essere l'unico dritto!
Ma Igor era diverso; era diverso in tutto; aveva qualcosa che gli altri non avevano, certo, ma non era paragonabile alla follia... no, no... la follia era un altro paio di maniche!
Si poteva definire un tipo fuori dal comune, che tutti giudicherebbero folle per il suo modo di vivere, ma, anche se nella sua assurdità, ogni sua singola azione, ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni sua decisione, ogni sua, anche se minima, invenzione, avevano un nesso logico credibile e molto sensato.
Alfred rimase affascinato dal Dottore, e dalla sua mente ''insana, ma sensata''... e capì, capì che Igor era diverso per una singola cosa, cioè perché era l'unico che aveva perfettamente capito come quadrava il mondo, come sarebbe potuto funzionare tutto alla perfezione, una perfezione che, come lui affermava, per il momento, dai comuni esseri umani, quelli che andavano all'incontrario, era una meta irraggiungibile.
Igor mostrò comunque interesse per il ragazzino, anche dopo la sua affermazione tanto idiota; non capitava spesso di parlare con una mente tanto acuta ed atrofizzata dall'ingenuità.
<<dimmi, ragazzo, non ti farebbe piacere vedere cosa intendo quando dico che il 99,99% degli esseri umani è folle?>> disse lo scienziato con il sorriso stampato in volto.
Il ragazzo parve sorpreso dalla proposta del Dottore, un po' divertito ed incuriosito e molto, molto spaventato.
Igor lo prese per mano, e con una dolcezza inimmaginabile da qualunque altro folle, lo condusse al piccolo macchinario che stringeva nell'altra, l'oggetto singolare sembrava risplendere di luce propria in quell'uggiosa giornata che preannunciava solo pioggia.
Al ragazzo non servì parlare, i suoi occhi erano così eloquenti che lo scienziato capì subito la sua curiosità, ed aggiunse: <<ti mostro come si usa ok? Faremo un viaggio molto interessate... quindi, ti conviene prendere appunti mentali, scogli un po' di gelatina in quel tuo cervelletto su!>> Igor enfatizzò la frase dando una pacca sulla testolina di Alfred, poi aggiunse in tono allegro: << questo è un Teletrasoptatore portatile, uno di quegli aggeggi che qualunque signorina si può infilare in una borsetta ed usare quando le giova di più; bene, si usa così: dobbiamo metterci dal lato opposto del disco di rame e premere questo pulsante, poi digitare vocalmente le coordinate del nostro viaggio... allora, ci stai?>>
Alfred non credeva alle sue orecchie; questo valicava i confini dell'assurdo; un teletrasportatore...
non poteva veramente esistere un macchinario del genere; perlopiù era portatile! Questo oggetto, se funzionante, avrebbe potuto far vincere il premio Nobel a quell'uomo!
Il ragazzo annuì deciso con la testa.
Igor parve soddisfatto del suo ''nuovo pargolo''. Con un sorriso abbagliante cominciò a parlare: <<bene! Allora scegliamo le coordinate per la nostra prima tappa; che ne dici di una guerra?>>
Al ragazzo venne la pelle d'oca.
Il Dottore premette il primo pulsante e cominciò a parlare in una specie di microfono, sbucato dal nulla grazie ad un macchinario a molla: <<luogo X, ora X, tempo Presente>>
Il macchinario emise un segnale, ed in un battito di ciglia, uomo e ragazzo non si trovavano più vicino alla magione.
Era un luogo arido, disseminato di buche nel terreno ed elmetti sanguinanti; il ragazzo restò inorridito da quel cambio di scenario.
Igor avanzò con nonchalance in mezzo a quel luogo grigio e morto: <<questa è una delle prove della stupidità dell'uomo contemporaneo; al giorno d'oggi le guerre scoppiano anche per minuscole incomprensioni, capisci quello che voglio dire? Ogni popolo ha combattuto almeno una volta una guerra nella sua vita, tutti troppo condizionati dal parere altrui, persone perse nella normalità dell'essere, persone a cui è stato fatto il lavaggio del cervello... Sai, mio giovane ragazzo, che l'uomo è l'unico animale che per sopravvivere deve uccidere un proprio simile?>>
Il ragazzo lo osservò con un espressione persa... l'uomo, l'uomo era fautore di guerre, questo era risentito, ma viverla in quell'ottica, come in un film in 3D, era diverso, oh, molto diverso...
Igor indicò un punto nel vuoto. Il ragazzo seguì il dito dell'uomo fino a trovarsi occhi negli occhi con una macchina in miniatura, perfetta in tutte le sue funzioni, generata dall'uomo solo per uccidere i propri simili. Il bambino dalla pelle olivastra, vestito con una casacca troppo grande per il suo bustino, aveva tra le ditine impaurite un fucile a pompa, la sua cintura, stretta fino all'ultimo passante nel jeans mimetici, era un campo minato di ordigni pronti all'uso, le sue guance avevano perso il normale colorito rosato, del tutto ingrigite dalla terra; i suoi occhi poi, erano vuoti, pronti a sacrificarsi per la ''giusta causa''.
Lo scienziato guardò il ragazzo, che ancora celava nel profondo un barlume di quell'antica ''sanità'' che lo accomunava al 99,99% della società; gli parlò con dolcezza, come solo suo padre, pace alla sua anima, aveva fatto molto tempo prima: <<ancora credi che il folle sia io a non voler dimostrare agli altri quanto sono folli? C'è davvero da perdere la testa se si osservano con attenzione tutte le cattiverie che fa l'uomo ai suoi simili, a volte anche solo per lucro personale.>>
mentre i due parlavano il bimbo impugnò il fucile e sparò, cadendo a terra per il rinculo, in pieno torace ad Alfred.
Il colpo lo trapassò, come vento fra le fronde di un albero, e andò a colpire il fianco di un ragazzone poco più maturo di lui che si guardava intorno con aria furtiva...
Alfred si tastò preoccupato l'addome.
<<non agitarti tanto ragazzo>> Intervenne Igor <<noi qui siamo solo fantasmi, niente più che ombre osservatrici, ma non osservate>>
Alfred non sapeva se credere o meno a tutta quella situazione assurda, certo, se era un sogno, era il più realistico e folle che avesse mai fatto.
Guardando in faccia la paura però, il ragazzo comprese la follia dell'uomo medio, la follia dell'accettazione di una barbarie tanto inumana; comprese per la prima volta l'importanza di quella roba, che tutti i giorni gli passava seicento volte sotto il naso e che guardava, oppure leggeva, distrattamente, alle volte sorseggiando un buon caffè con pasticcini. Ora sicuramente lui non avrebbe più guardato quelle immagini con gli stessi occhi, non avrebbe letto le stesse notizie con tale noncuranza, ora sapeva perfettamente di cosa si trattasse, mentre osservava ancora il bimbo, in ginocchio, terrorizzato dal ragazzone alle sue spalle, che sentiva contorcersi e bestemmiare ingiurie contro la creaturina. Che codardo che era, non aveva neanche il coraggio di girarsi per osservare in faccia la morte. Si girò verso il Dottore invece, per cercare in lui un po' di sostegno.
Igor, per conto suo, osservò ancora un po' la pura paura di quella piccola macchina generata dall'uomo, una matricola, un numero omologato a tanti altri, comprati con promesse impossibili di futuri migliori e pacifici, generati per essere distrutti per una sorta di ''bene'' comune del tutto campato in aria... che tristezza; poi convenne che era arrivato il momento di cambiare scenario: <<qui comincia a fare freddino, non trovi ragazzo mio? Perché non ci spostiamo in un posticino un po' più riparato?>>
Alfred prese la palla al balzo per cambiare visuale di osservazione, quella era difficile da accettare, forse, ancora troppo difficile per lui.
<<bene!>> esclamò Igor, con un tono del tutto inappropriato al luogo ed al contesto: <<allora decidiamo un'altra rotta! Luogo Y, ora Y, tempo Presente>>
Un altro battito di ciglia e l'atmosfera era del tutto cambiata... questa volta erano un una sala larga, con tante persone che discutevano di leggi, politica ed accidenti vari.
<<questa, mio caro Alfred>> intervenne Igor, con aria da docente: <<è una conferenza mondiale; qui coloro che ci governano, e che per noi dovrebbero essere un esempio da seguire si riuniscono e prendono decisioni pacificamente ed in comune accordo e...>>
Ad Igor non fu concesso di finire la frase... quel tranquillo scambio di opinioni tramutò in un batter d'occhio in un ambiente minaccioso; c'era chi batteva i pugni sul vicino, chi alzava la voce di parecchie note per far prevalere la sua idea su quella del compagno/rivale, chi rideva fragorosamente e faceva gestacci sconci ed immaturi...
Igor scosse la testa con aria avvilita e cantilenò: <<e queste sarebbero le persone che ci governano, coloro che prendono le decisioni che potrebbero condizionare il nostro futuro, quello dei nostri figli e persino dei nostri nipoti...>>
il ragazzo osservò la scena, gli ricordava più una zuffa tra bulli che una riunione per discutere di argomenti politici e legislativi.
In quel momento comprese il raziocinio del Dottore, chi poteva essere normale, se come esempio di normalità c'erano loro?
Igor si scrutò intorno distrattamente e poi bisbigliò in un orecchio al ragazzo: <<pensa che sono stati loro a proclamarmi ''insano mentale''.>>
Lo sconcerto del giovane rasentava l'inverosimile... mai nulla gli sembrò più folle... persone con quelle potenzialità distruttive e insane, proclamare una persona come Igor un pazzo; qui c'era dell'assurdo! Ormai la vita gli sembrava assurda, o almeno la vita come l'uomo l'aveva resa nella storia.
Vedere tanto odio fuoriuscire da persone che dovrebbero essere d'esempio per tutta la comunità lasciò la pelle d'oca ad Alfred, che si sentì tanto stupido di aver creduto anche per un solo istante che il Dottore fosse anche minimamente folle; ormai, si stava allontanando mano mano sempre di più dal 99,99% della società, cominciando seriamente a ritenerla la vera parte folle.
Igor scrutò attentamente l'espressione del giovane, rapito dall'atmosfera belligerante di quella suddetta ''pacifica'' riunione.
A quel punto lo scienziato ammiccò al ragazzo: <<sono Iene, sì, Iene che lottano l'una contro l'altra per ottenere la testa della carcassa... animali putridi e meschini, sempre pronti a mordere la zampa al compagno al primo momento, solo per avere la meglio in un contesto generale... bene! Mi è venuta una certa fame... a te no?>>
In effetti Alfred non aveva mangiato niente dalla loro partenza, calcolò che dal loro incontro dovevano essere passate per lo meno tre o quattro ore, aveva la gola arsa come una fornace e lo stomaco che richiamava rifornimenti immediati.
Il Dottore allora tirò nuovamente fuori dalla tasca il buffo marchingegno che sembrava funzionare alla perfezione: << allora faremo in fretta, promesso. Cambio di scenario! Luogo Z, ora Z, tempo Presente>>.
Altro volo, altro scenario, uno scenario molto più banale, se quello si poteva definire banalità.
Un piccolo negozio di Pegni, all'angolo di una stradina di una città qualsiasi, con un uomo corpulento qualsiasi dietro ad un bancone troppo stretto per lui; il negozio era zeppo di roba: cose dal valore indefinito, cose di qualità eccellente e molte cose scadenti, vendute ad un prezzo spropositato.
Il campanellino che avvertiva l'entrata in scena di un nuovo personaggio nella storia suonò, e nel negozietto entrò un uomo con un cappotto grigio, un bastone bianco e delle lenti scure, che trapassò Igor, divertito dalla situazione.
L'uomo poggiò sul banco un orologio. L'oggetto era una meraviglia, una vera e propria opera d'arte; completamente in oro massiccio con disegni floreali molto colorati; il quadrante era d'avorio purissimo e le lancette di corallo nero; alla base di ogni numero c'era un solitario che splendeva facendo emergere dal nulla lo spettro completo dei colori.
L'uomo dietro al bancone scrutò l'orologio, meravigliato dalla sua bellezza e singolarità senza emettere alcun suono che avrebbe potuto tradirlo, poi raccolse tutta l'ipocrisia accumulatasi dopo anni di esperienza per quel lavoro e rispose all'uomo, capendo il suo stato di cecità, dato l'abbigliamento ed il bastone, che era un oggettino da niente, una cosa da buttare via, una sorta di nullità , e che lui per farlo contento poteva dargli si e no 50€ per il valore affettivo, e che già gli faceva un grosso regalo.
Igor appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo, che ormai non sapeva più che pensare delle persone e del loro modo assurdo di vivere... tutte così attaccate ai beni terreni, tutte così maledettamente false, meschine, ipocrite, iraconde, belligeranti e chi più ne ha più ne metta.
Davvero, il ragazzo aveva raggiunto il limite massimo della sopportazione, ora, poteva credere solo ad una persona, ovvero, colui che gli aveva aperto gli occhi davvero, colui che il 99,99% della comunità aveva dichiarato ''insano mentale'', colui che, ormai sensatamente, diceva di essere l'unico dritto, in un mondo al rovescio.
Era vero cazzo!
Appena quattro mesi dopo questi avvenimenti, in una bella giornata di inizio luglio, Igor leggeva il giornale, comodamente sdraiato sul tetto della sua casa; un inserto laterale annunciava che un giovane di nome Alfred Vanoski era stato convocato da un ''medico del cervello'' e proclamato ''insano mentale''.
<<benvenuto nel circolo dei dritti.>> disse Ivan alla foto del ragazzo sorridente in fondo all'inserto.
Fine della prima storia.
 
Top
0 replies since 3/11/2009, 22:26   97 views
  Share